UN CASO DI “VAIOLO DELLE SCIMMIE” CONFERMATO DAL POLICLINICO DI MESSINA

Un caso sospetto di vaiolo delle scimmie (Mpox) è stato individuato nei giorni scorsi presso l’Unità operativa di Malattie Infettive del Policlinico universitario di Messina. Il paziente è stato ricoverato nel reparto specializzato, mentre l’Azienda sanitaria provinciale (Asp) ha subito attivato le procedure previste in questi casi, informando il personale sanitario e trasmettendo le direttive di legge da seguire. L’ufficio di Epidemiologia ha invitato gli operatori sanitari coinvolti a prestare particolare attenzione allo sviluppo di sintomi compatibili con Mpox nei 21 giorni successivi all’ultimo contatto con il caso sospetto.

Le precauzioni raccomandate sono quelle standard, da contatto e droplet. Sono stati identificati come contatti stretti a rischio tutti gli operatori che sono entrati in contatto diretto con lesioni del paziente o che hanno avuto un’esposizione prolungata faccia a faccia per oltre tre ore a meno di due metri di distanza, senza adeguati dispositivi di protezione individuale. Anche chi ha subito ferite accidentali o è stato esposto a fluidi corporei o ad aerosol senza protezione rientra tra i soggetti da monitorare, così come il personale di laboratorio che ha avuto incidenti con campioni contenenti il virus.

Le indicazioni prevedono che i soggetti esposti, se asintomatici, non debbano essere esclusi dal lavoro, ma siano sottoposti a una sorveglianza attiva. Questo include la misurazione della temperatura almeno due volte al giorno per 21 giorni e l’astensione dal lavoro con pazienti vulnerabili. Ogni giorno, prima dell’ingresso in servizio, il personale sanitario interessato deve essere intervistato per verificare l’eventuale presenza di sintomi sospetti. In caso di comparsa di sintomi, è previsto il contatto immediato con il medico competente per una valutazione clinica.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva causata da un virus simile a quello del vaiolo umano. Identificata per la prima volta in Africa Centrale e Occidentale negli anni Settanta, la patologia ha fatto registrare un aumento dei casi in Europa a partire dal 2022, rendendo necessaria una maggiore attenzione anche in Italia.

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